SPORT E TEMPERATURE ELEVATE

23.06.2020

Le temperature da record possono influire sulle prestazioni atletiche. per questo motivo in molti sport si prendono provvedimenti diversi, fino alla sospensione di una competizione. E' legittimo chiedersi fino a quando si può continuare ed allenarsi in modo sicuro? 

Le patologie da calore legate allo sforzo sono una preoccupazione reale, anche per gli atleti professionisti in condizioni ottimali, perché in casi estremi, il calore può essere mortale. 

Ben più frequenti sono gli episodi di esaurimento da calore - caratterizzato da nausea, vomito e svenimento / sensazione di testa leggera - sono molto più comuni in molti sport estivi o competizioni che si svolgono a temperature elevate. Alcune raccomandazioni prevedono la sospendere quando si raggiungono i 41°C. 

Il punto è che le temperature generali (da meteo) vengono rilevate all'ombra. Quindi, la temperatura "sul campo" sarà senza dubbio superiore. 

Un'altra questione è la temperatura corporea. Lo sforzo fisiologico procura un aumento della frequenza cardiaca, sudorazione, temperatura corporea e disidratazione, ed è molto diverso a seconda che un atleta sia direttamente al sole oppure no. In ogni caso, le variazioni sono soggettive per termoregolazione e velocità di adattamento. Inoltre, vi sono sport che richiedono un tempo più prolungato per svolgersi. 

L'umidità atmosferica (la quantità di umidità trattenuta nell'aria) influisce direttamente sull'efficacia del più importante meccanismo fisiologico che gli esseri umani hanno per mantenersi freschi: il sudore.  In effetti, è l'evaporazione, non la produzione di sudore, che permette al corpo di ridurre il calore in eccesso. Quindi, se la percentuale di umidità atmosferica sale, la capacità corporea di "raffreddamento" è compromessa: sudiamo ma non riduciamo la temperatura. Semplicemente ci disidratiamo. 

Anche condizioni di temperature elevate con scarsa umidità sono da valutare attentamente perché comporta una rapida disidratazione corporea. 

Col termine umidità atmosferica, sono compresi due fattori: umidità assoluta che può essere elevata nonostante un'umidità relativa apparentemente bassa (RH) durante il momento più caldo della giornata. In altre parole, la percezione del calore viene alterata da questi fattori. 

Infine, c'è da considerare il vento. Maggiore è il vento, più si riduce la temperatura corporea. 

Insomma, non tutti gli sport sono uguali, ma anche ruoli diverse all'interno di uno sport si traducono in diversi livelli di termoregolazione. Qualche esempio?


Le azioni che richiedono livelli di attività medio alte e che coinvolgono grandi gruppi muscolari (come corsa, corsa ad ostacoli, rugby e calcio). Considerando il calcio, un portiere necessita di riserve d'acqua elevate, visto che ne perderà circa 3L durante la partita.

La composizione corporea dell'atleta sarà valutata durante la fase di preparazione, in modo da valutare  al meglio i deficit soggettivi rispetto allo sport praticato e al ruolo svolto, il tutto valutato in termini di macro/micro- nutrienti ed integrazioni. 


Negli sport che permettono una temperatura stabile del corpo, un'esposizione maggiore al vento e quindi dispersione termica, verranno maggiormente monitorare le condizioni generali e continue: disidratazione extra-intra cellulare.




Al contrario, gli sport con livelli di attività leggeri (jogging leggero, golf, equitazione e cricket) generano quantità relativamente piccole di calore e quindi richiedono pochi sforzi di regolazione. 

E' anche vero che la durata delle competizioni è di gran lunga superiore per gli sport con attività leggera. Si lavora quindi maggiormente sul tono muscolare.


Anche le attrezzature protettive, necessarie per alcuni sport, creano una barriera alla perdita di calore ed il solo indossarli reca una maggiore produzione. Visto che i distretti corporei maggiormente coinvolti per la sudorazione e quindi la riduzione di calore coincidono con tali protezioni (testa, schiena e spalle), ecco che diviene tutto più complicato. 


Per tutti questi motivi, fissare un livello di temperatura universale, non è la via giusta per tutelare gli atleti. 

Se la competizione non viene sospesa, oppure si svolge appositamente in condizioni particolari, si possono adottare diverse strategie che evitano l'ipertermia.

Posizionare asciugamani umidi contenenti ghiaccio tritato attorno al collo o bagnare braccia, gambe e collo con un panno umido per favorire l'evaporazione metodi rapidi ed efficaci sia in un contesto caldo /secco che in ambienti caldo /umidi.

Per incrementare l'evaporazione e la riduzione di temperatura, ricordate che il potenziale di raffreddamento è molto maggiore quando si versa acqua fresca sul corpo (soprattutto testa e spalle),  piuttosto che bere acqua ghiacciata. 


Ad ogni modo, le riserve corporee di acqua devono essere sufficienti per tutta la durata della competizione. Questo, insieme ad altri parametri, sono valutati in fase preparatoria, a ciascun atleta.

Un parametro importante da monitorare è lo stato idratativo cellulare e tissutale durante la fase di preparazione atletica e in post-simulazione. In questo modo si valutano le risposte metaboliche (confrontate con esami ematologici e test urine). L'impedenziometro professionale è l'unico strumento clinico attraverso il quale si calcola il dosaggio di somministrazione di acqua e quindi si dosano gli elettroliti che eventualmente supportano i muscoli, l'incremento o la riduzione muscolare pre-competitiva e quindi un programma nutrizionale specifico ed integrato, eventualmente, con supplementi specifici. 

Il fai-da-te, ancora fortemente radicato nella cultura italiana di alcuni sport agonistici, comporta solo gravi problematiche. Per qualsiasi necessità, contattateci!

Dr.ssa Grazia Sardanu

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